Introduzione
La crisi commerciale che attraversa molte città italiane non ha risparmiato Sulmona. Nel cuore dell’Abruzzo, il centro storico mostra i segni di un progressivo impoverimento del tessuto economico, con serrande abbassate e locali sfitti che raccontano più di tante statistiche. In questo scenario, l’ipotesi di rendite catastali al ribasso a Sulmona sta sollevando un acceso dibattito: può davvero questa misura rappresentare una risposta concreta alle difficoltà dei commercianti? Oppure rischia di diventare solo un annuncio politico senza basi solide?
Cosa sono le rendite catastali e perché contano
La rendita catastale è la base su cui si calcolano numerose imposte, tra cui l’IMU. Normalmente, i Comuni chiedono all’Agenzia delle Entrate una revisione “al rialzo”, così da aumentare il gettito fiscale. La proposta di Sulmona, invece, va nella direzione opposta: una riduzione delle rendite catastali, con l’obiettivo di alleggerire il peso economico per i commercianti. Una mossa insolita, che apre però interrogativi di natura tecnica e politica.
Le difficoltà del commercio a Sulmona
Negli ultimi anni, Sulmona ha conosciuto un’espansione delle attività di ristorazione e somministrazione, con bar, pub, pizzerie e ristoranti che hanno arricchito l’offerta cittadina. Ma accanto a questa crescita, si è registrato un forte calo del settore industriale e occupazionale, lasciando molti giovani senza prospettive e spingendo altri a emigrare. Il risultato? Una città più fragile dal punto di vista sociale ed economico, con un centro storico che rischia la desertificazione commerciale.
La proposta del Comune: agevolare chi resiste
Ridurre le rendite catastali significherebbe, per i proprietari degli immobili commerciali, un alleggerimento del carico fiscale. Una misura che, almeno sulla carta, potrebbe agevolare le attività e favorire la sopravvivenza di chi non riesce più a sostenere canoni e imposte troppo alte. Tuttavia, il rischio evidente è quello di un calo delle entrate comunali. E allora la domanda sorge spontanea: può un’amministrazione rinunciare a risorse importanti senza compromettere la qualità dei servizi pubblici?
Il problema delle aree omogenee
Uno degli aspetti più delicati riguarda la modalità di applicazione. La revisione catastale non può avvenire “ad personam”, cioè a vantaggio di una singola strada o di pochi esercizi. Deve coinvolgere intere aree omogenee, pena il rischio di creare sperequazioni e conflitti. Questo vincolo rende il percorso ancora più complesso e richiede studi approfonditi sul tessuto urbano e commerciale della città.
Alternative possibili: canoni concordati e cedolare secca
Un’altra via potrebbe essere quella del canone concordato agevolato, che mette d’accordo proprietari e inquilini, sotto la regia delle associazioni di categoria. In questo caso, i proprietari beneficerebbero della cedolare secca, mentre gli affittuari avrebbero canoni più bassi e sostenibili. Una soluzione che la normativa già prevede e che non intacca direttamente il bilancio comunale, a differenza delle rendite catastali al ribasso.
Il bisogno di un censimento reale
Prima di procedere con scelte così delicate, sarebbe necessario un censimento dettagliato: quante attività hanno chiuso negli ultimi 10 anni? Quante nuove sono nate? Quali sono i canoni realmente praticati? Solo dati concreti permetterebbero di costruire un piano credibile e coerente con le necessità del territorio.
L’impatto sul bilancio e i servizi
Ridurre le entrate comunali senza un piano alternativo potrebbe tradursi in minori risorse per servizi fondamentali: illuminazione, pulizia, sicurezza. Elementi che, paradossalmente, sono essenziali proprio per rendere attrattivo il centro storico e favorire il commercio. Un rischio che gli amministratori devono valutare attentamente prima di procedere.
Conclusione
La proposta di rendite catastali al ribasso a Sulmona non è priva di fascino: l’idea di sostenere chi resiste nel centro storico è nobile e necessaria. Ma senza dati certi, studi di mercato e un serio confronto con le associazioni di categoria, rischia di trasformarsi in un’illusione più che in una soluzione. Tocca agli amministratori dimostrare di saper coniugare visione politica e responsabilità economica, facendo davvero gli interessi generali della città.