Carceri italiane: tra disordini, suicidi e abbandono

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Carceri italiane: tra amore, violenza e abbandono istituzionale

“Fate l’amore, non fate la guerra” si diceva un tempo. Oggi, nelle carceri italiane, si fa l’amore, ma si muore anche. È quanto emerge dal comunicato del 19 aprile 2025 di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che fotografa un sistema penitenziario al collasso, sospeso tra eventi simbolici e tragedie silenziose.

Amore e morte nella stessa giornata

Venerdì 18 aprile, a Terni, si è svolto il primo colloquio intimo ufficiale in carcere. Pochi minuti dopo, a Rebibbia, un detenuto si toglieva la vita: è il 28esimo suicidio del 2025. Lo stesso giorno, a Bologna, sei ristretti causavano disordini violenti. È l’emblema della contraddizione: affetto concesso, ma violenza incontrollata.

I numeri della crisi

La denuncia è durissima. Le carceri italiane ospitano oltre 16.000 detenuti in più rispetto alla capienza. Mancano 18.000 agenti. Le strutture sono fatiscenti, i turni massacranti, le aggressioni continue. Nel solo 2024 si sono registrate 3.500 violenze ai danni della polizia penitenziaria. Il sistema implode, mentre la politica resta immobile.

Apparati centrali bulimici, periferie allo stremo

Secondo la UILPA PP, i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria sembrano più interessati ad accrescere le strutture centrali che a rinforzare le sedi locali, sempre più abbandonate. E la figura del Capo del DAP, vacante da mesi, resta senza nomina anche dopo Pasqua.

Serve una riforma, ora

“Serve un concreto cambio di passo”, ammonisce De Fazio. Occorre deflazionare la densità detentiva, rafforzare gli organici, garantire assistenza sanitaria e avviare una vera riforma. Se l’amore è utopia, almeno si metta fine alla guerra nelle carceri.

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