il M5S tra Grillo e Conte, chi sopravviverà?
Altro che democrazia diretta: nel Movimento 5 Stelle sembra che ormai i voti contino solo se fanno comodo. Giuseppe Conte prova a mettere in soffitta il “garante” Beppe Grillo, ma il fondatore non ci sta e, ferito nell’orgoglio (e nel contratto da 300.000 euro), sfodera un ultimo colpo di scena. Il risultato? Una guerra fratricida che nemmeno i fratelli Gallagher degli Oasis avrebbero saputo mettere in scena meglio.
Il Grillicidio: Conte e la rivoluzione pacifica (più o meno)

Conte aveva un piano: aggiornare lo statuto del M5S e togliere di mezzo quel ruolo di garante che Grillo si era cucito addosso come un vecchio cardigan di lana. E sembrava fatta: il 61% degli iscritti ha votato per eliminare il garante. Ma Grillo, si sa, è come un gatto: ha sette vite, e tutte le usa per complicare la vita degli altri. Così ha chiesto la rivotazione, forte di una regola statutaria che lui stesso aveva scritto (perché si sa, Grillo pensa sempre al futuro).
Quorum, quorum delle mie brame: chi è il più forte del reame?
La strategia di Grillo è geniale nella sua semplicità: fare ostruzionismo giocando sul quorum. Per cambiare lo statuto serve la metà più uno degli iscritti, quindi basta che i suoi fedelissimi, quei duri e puri che ancora gridano “onestà!” dal balcone di casa, si tengano alla larga dal voto. Il risultato? Conte rischia di fare la fine di uno chef che organizza un banchetto e si ritrova senza ospiti.

Tribunali, simboli e altre storie dell’orrore
Anche se Conte dovesse vincere, la saga non finisce qui. Grillo minaccia di portare tutto in tribunale, rivendicando il simbolo del M5S come una vecchia t-shirt dei Nirvana che nessuno vuole lasciare andare. Se il fondatore dovesse vincere la causa, Conte si ritroverebbe a capo di un partito senza logo, senza garante e, probabilmente, senza iscritti. Non proprio il massimo per un movimento che voleva cambiare il mondo.
Due visioni, un solo disastro
La faida tra Grillo e Conte non è solo una lite tra leader: è il riflesso di un movimento che non sa più chi è. Da una parte c’è Conte, moderato e istituzionale, che sogna un partito rispettabile. Dall’altra c’è Grillo, rivoluzionario e irriverente, che non vuole mollare lo scettro. È come vedere un vecchio film di Karate Kid, ma senza il lieto fine.

Movimento o fermata?
Il Movimento 5 Stelle, che doveva essere la fenice della politica italiana, sembra più un pollo arrosto in una tavola imbandita. La lotta tra Conte e Grillo potrebbe segnare la fine di un’epoca o, chissà, l’inizio di un nuovo capitolo. Una cosa è certa: con tutto questo caos, la vera “democrazia diretta” è quella delle chat su WhatsApp, dove gli iscritti si chiedono se disiscriversi o restare per vedere come va a finire.