Introduzione
I media hanno fatto i compiti a casa: conosciamo ogni centimetro della cella in cui è rinchiuso Nicolas Sarkozy. Dagli oggetti autorizzati – tra cui una sciarpa corta e posate innocue – al suo programma giornaliero, ogni dettaglio è diventato di dominio pubblico. Ma quando si tratta dei motivi dell’eliminazione di Gheddafi, cala il sipario e cala pure il volume. È una di quelle storie che tutti fingono di aver dimenticato. Eppure, merita di essere raccontata.
La cella più documentata del mondo
Sarkozy oggi è il detenuto più raccontato dei tempi moderni. La stampa mondiale ci ha spiegato con dovizia di particolari quanto misura la cella, cosa può mangiare, come può dormire, e addirittura cosa può indossare. I dettagli fanno sorridere: la sciarpa deve essere corta (per sicurezza, ovvio), la forchetta è ammessa, il coltello sì ma dalla punta tonda, e i tappi per le orecchie non mancano mai.
In un mondo dove si documenta tutto, l’informazione selettiva diventa una scelta politica. E così, mentre seguiamo le vicende carcerarie di un ex-presidente con l’attenzione di un reality show, ci dimentichiamo completamente di una delle azioni militari più controverse degli ultimi decenni: l’intervento NATO in Libia del 2011.
Subheading: Gheddafi, la memoria corta dell’Occidente
Muammar Gheddafi è stato eliminato nel 2011, in un’operazione condotta da una coalizione NATO, su spinta francese. Proprio da Sarkozy, guarda caso. Oltre a diversi report giornalistici, tra cui inchieste pubblicate da France24 e BBC News, esiste dunque una sentenza di un tribunale francese che ha condannato Sarkozy a cinque anni di reclusione per associazione a delinquere, avendo egli percepito dei finanziamenti libici (da Gheddafi) che poi sono stati utilizzati nella sua campagna elettorale del 2007, dalla quale è uscito vincitore. Un intreccio geopolitico che farebbe impallidire una puntata di “House of Cards”.
Quando Gheddafi è stato ucciso, si era già arreso. Aveva deposto le armi. Non minacciava più nessuno. Eppure, è stato eliminato brutalmente. Nessun processo, nessuna testimonianza. Nessuna possibilità, insomma, che raccontasse la sua verità.
🔗 Approfondimento sulla morte di Gheddafi – BBC
Subheading: Silenzi strategici
Cosa sarebbe successo se Gheddafi fosse arrivato vivo in tribunale? Quali nomi avrebbe fatto? Quali alleanze avrebbe potuto rivelare? La storia è piena di leader controversi, ma raramente l’Occidente ha scelto l’eliminazione diretta, senza neppure un processo simbolico.
Il fatto che nessuno oggi parli più dei motivi dell’eliminazione di Gheddafi è il vero mistero. La stampa ha scelto, volontariamente o meno, di focalizzarsi su storie di superficie, come l’arredo della cella di un ex-presidente, piuttosto che su domande scomode.
Il caso Gheddafi è diventato un vuoto di memoria collettiva, un blackout utile a molti. Non si tratta solo di giustizia negata, ma anche di una pericolosa rimozione storica.

Subheading: Effetti collaterali ignorati
Nel frattempo, il caos libico generato dall’intervento NATO ha avuto effetti devastanti sull’Italia e sul Mediterraneo. L’instabilità della Libia ha alimentato la crisi migratoria, creato nuove rotte di traffico di esseri umani e contribuito alla diffusione di gruppi armati.
Eppure, la narrativa dominante continua a ignorare questi danni collaterali, forse perché troppo scomodi da ammettere.
Conclusione: Tappi per la coscienza
Nel 2025, sappiamo quanto dorme Sarkozy, ma non sappiamo perché Gheddafi è stato zittito. Le notizie selezionate, confezionate, raccontate, servono a distrarre, non a informare. E se da un lato ci sono i tappi per le orecchie per dormire meglio, dall’altro servirebbero anche tappi per la coscienza per accettare un certo tipo di silenzio mediatico.
Perché forse, in fondo, la verità fa troppo rumore.
