L’Abruzzo e la sfida dei dazi USA: un caso emblematico per l’export italiano
L’introduzione dei nuovi dazi USA rappresenta un duro colpo per l’economia italiana, ma è l’Abruzzo a trovarsi al centro della tempesta. Secondo una recente analisi condotta dalla CNA Nazionale, i dazi USA sull’export Abruzzo avranno conseguenze potenzialmente devastanti per l’economia regionale.
L’argomento è tanto tecnico quanto urgente. E la posta in gioco è alta.
Abruzzo: la regione con più export verso gli Stati Uniti
Il dato che più impressiona riguarda la proporzione dell’export abruzzese rivolto al mercato americano: il 17,1% delle esportazioni regionali è destinato agli Stati Uniti. Parliamo di un valore complessivo di 1,6 miliardi di euro, un numero che colloca l’Abruzzo al primo posto in Italia per incidenza dell’export USA sul totale. La media nazionale si ferma al 10,4%, seguita da Molise e Toscana.
Settori strategici più colpiti
Tre comparti rappresentano l’ossatura dell’export regionale verso gli USA:
- Farmaceutico: con una quota dominante del 57%, pari a 925 milioni di euro.
- Elettronica: seconda con il 12,8%.
- Agroalimentare, bevande e tabacco: terza con l’11,1%.
Tutti settori altamente specializzati, con imprese fortemente integrate nella catena del valore internazionale.
Nuovi dazi USA: costi fino al 30% in più
Lo scenario prospettato dalla CNA è allarmante: l’effetto combinato dei nuovi dazi al 15% e della svalutazione del dollaro (fino al 15%) comporterà un aumento del costo finale dei prodotti italiani fino al 30% sul mercato statunitense. Una vera e propria “stangata” per la competitività delle imprese abruzzesi.
Tre rischi principali per le imprese:
- Chiusura di aziende: le imprese meno strutturate rischiano di non reggere l’urto.
- Delocalizzazione: alcune aziende potrebbero spostare la produzione direttamente negli USA per aggirare i dazi.
- Pressione sui fornitori locali: le grandi aziende potrebbero trasferire i costi sulle micro e piccole imprese abruzzesi.
Come dichiarato dal direttore regionale Silvio Calice e dalla vicepresidente Linda D’Agostino, il rischio è quello di una perdita di valore industriale e di know-how accumulato in decenni di sviluppo.

Abruzzo come caso scuola di vulnerabilità strutturale
La situazione dell’Abruzzo non è solo un problema locale. Essa rivela una fragilità sistemica: una regione fortemente export-oriented, ma dipendente da pochi mercati e settori.
Diversificare, investire in resilienza, e creare sinergie tra pubblico e privato diventano quindi priorità. Come indicato da numerosi studi, tra cui quelli pubblicati su Il Sole 24 Ore e ISPI, la chiave è un’azione integrata e multilivello.
Conclusione: una strategia per resistere (e rilanciare)
Il futuro dell’export Abruzzo dipenderà dalla capacità di reagire in modo tempestivo e coordinato. La minaccia dei dazi USA non è un evento isolato, ma il sintomo di una nuova era del commercio internazionale, segnata da protezionismi, crisi geopolitiche e transizioni tecnologiche.
Le imprese che sapranno adattarsi e innovare potranno non solo sopravvivere, ma anche emergere rafforzate.