Introduzione: il protagonismo di Trump e il nuovo ordine globale
Il protagonismo di Trump ha trasformato profondamente il panorama geopolitico mondiale. La sua capacità di ribaltare situazioni critiche in poche ore, sfruttando i media e soprattutto i social network, ha destabilizzato le tradizionali dinamiche diplomatiche e decisionali tra gli Stati. Questo cambiamento improvviso ha lasciato intere istituzioni internazionali e governi nazionali spiazzati, evidenziando una nuova era in cui il messaggio conta più del metodo e la velocità di comunicazione più della profondità del dialogo.
Trump come game changer: decisioni via social e impatto globale
Donald Trump ha fatto irruzione sulla scena mondiale come un ciclone. Le sue dichiarazioni su Truth Social o su Twitter, durante il suo mandato, sono diventate strumenti di politica estera più influenti di molti comunicati ufficiali. La tradizionale prassi diplomatica – basata su incontri bilaterali, trattati e alleanze frutto di anni di negoziati – è stata sostituita da un metodo immediato, talvolta brutale, che però ha prodotto effetti concreti e immediati.
Questo nuovo stile decisionale ha costretto molti governi a uscire dalla loro “comfort-zone”. Paesi che per decenni si sono crogiolati nella lentezza delle procedure istituzionali si sono trovati travolti da una nuova logica del potere, basata sulla disintermediazione e sul protagonismo personale dei leader.

L’Europa, vecchia e lenta, di fronte alla tempesta
Nel mezzo di questo scenario in rapida evoluzione, l’Unione Europea appare come un relitto di un’altra epoca. Lenta nei processi decisionali, bloccata da veti incrociati e interessi nazionali in conflitto, incapace di parlare con una voce sola. In un mondo che corre, l’Europa cammina. Mentre i leader globali agiscono, Bruxelles discute. Mentre Trump twitta, il Consiglio europeo convoca riunioni. Il risultato è l’irrilevanza.
Un esempio emblematico è la questione della tassazione delle multinazionali digitali. Un dibattito che l’Europa trascina da anni senza trovare un’intesa efficace. Poi basta un messaggio social di Trump, e il tavolo viene ribaltato. Questo dimostra quanto sia fragile la capacità decisionale europea in contesti di forte polarizzazione globale.
Il rischio di marginalizzazione geopolitica
Questa crisi di credibilità e di efficienza espone l’Europa a un rischio gravissimo: diventare marginale nelle grandi questioni geopolitiche. Nonostante l’enorme potenziale economico, l’UE è sempre più esclusa dalle grandi decisioni internazionali. Il peso politico si è ridotto a favore di attori più rapidi e decisi. E ora, come se non bastasse, si profila all’orizzonte il pericolo di una crescente influenza russa, paradossale se si considera che il Pil della Russia è inferiore a quello italiano.
Questo scenario deve allarmare. Perché se nemmeno di fronte a una guerra in Europa, a una crisi energetica, e alla sfida cinese sul piano commerciale, l’UE riesce a riformarsi e agire con rapidità, allora il progetto europeo rischia di diventare un’altra delle grandi promesse mancate della storia contemporanea.
Il nuovo paradigma: meno ritualità, più azione

L’era del protagonismo di Trump ha imposto una regola chiara: chi decide per primo, vince. Chi comunica con forza, guida. Chi si rifugia nella burocrazia, scompare. È un paradigma brutale, ma efficace. E soprattutto, è già in atto. I leader che oggi dettano l’agenda globale sono quelli che hanno capito l’importanza della velocità, dell’impatto comunicativo, della disintermediazione.
L’Europa ha ancora tempo – poco – per adattarsi. Ma dovrà cambiare in profondità: semplificare i processi decisionali, superare i nazionalismi interni, assumere un ruolo attivo, non reattivo, nello scacchiere globale.
Conclusione: ultima chiamata per l’Europa
Il protagonismo di Trump ha rappresentato un momento spartiacque nella storia delle relazioni internazionali. Ha mostrato che il potere, oggi, è anche (e soprattutto) nella narrazione. Se l’Europa vuole tornare a contare, dovrà smettere di raccontarsi come potenza economica e iniziare ad agire come potenza politica. Prima che sia troppo tardi.