La Germania cambia rotta. Dopo anni segnati dalle politiche green e da un’immigrazione più aperta, il nuovo accordo di coalizione tra Cdu, Csu e Spd ha decretato una vera e propria rivoluzione nei pilastri della politica tedesca. Energia nucleare e stretta sull’immigrazione si affermano come le priorità assolute del prossimo esecutivo, abbandonando definitivamente le velleità del Green Deal.
Addio Green Deal: ritorno all’energia nucleare
Il nuovo corso energetico rappresenta una svolta straordinaria per la Germania industriale. Il futuro cancelliere Friedrich Merz ha sottolineato l’ambizione di vedere il primo reattore a fusione nucleare al mondo realizzato proprio in Germania.
Ridurremo i costi energetici e rilanceremo la ricerca e sviluppo, ha spiegato Merz. Una dichiarazione di intenti chiara: la Germania vuole mantenere la sua leadership industriale, anche a costo di infrangere tabù ecologisti ormai considerati controproducenti.
Non si tratta solo di parole. L’accordo di coalizione prevede investimenti massicci nel settore nucleare e il progressivo abbandono delle fonti di energia rinnovabile meno affidabili, che negli ultimi anni hanno contribuito all’instabilità energetica e alla deindustrializzazione.
Immigrazione: controlli più severi e meno ingressi
Ma la Germania cambia rotta anche sul fronte migratorio. Il futuro governo ha annunciato una stretta immediata: controlli alle frontiere dal primo giorno di insediamento e un aumento significativo dei respingimenti.
I programmi di ammissione volontaria, come quello per i rifugiati afgani, verranno sospesi, e il ricongiungimento familiare per i titolari di protezione sussidiaria sarà congelato. La polizia federale sarà dotata di nuovi poteri per trattenere gli stranieri soggetti a espulsione.
La stretta migratoria rappresenta un cambiamento di paradigma deciso. Dopo un decennio di politiche improntate all’accoglienza, la Germania sceglie la realpolitik, senza però coinvolgere nel governo l’estrema destra di Afd.

Un cambio di paradigma senza precedenti
Questo storico cambio di passo ha messo fine a due pilastri ideologici della sinistra europea: il mito dell’energia verde e la politica delle porte aperte. Entrambe vengono archiviate, riconoscendo gli effetti negativi che hanno avuto sulla sicurezza e sull’economia tedesca.
Il nuovo governo intende rilanciare la fiducia industriale interna, garantire energia a prezzi competitivi e rafforzare i confini nazionali. Un programma che, fino a pochi anni fa, sarebbe sembrato impensabile per una coalizione che include anche i socialdemocratici.
La Germania, ancora una volta, si candida a tracciare la rotta per l’intera Europa, scegliendo una via che privilegia pragmatismo e interesse nazionale.
Cosa aspettarsi per il futuro?
Il successo di questo nuovo corso dipenderà dalla capacità di attuare rapidamente le riforme promesse e di convincere l’opinione pubblica della loro necessità. Se riuscirà, Berlino potrebbe inaugurare una nuova stagione di crescita e stabilità, influenzando anche le politiche europee nel medio termine.
Una cosa è certa: la Germania cambia rotta, e questa volta lo fa in modo straordinario.

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