Due per mille? Mattarella dice stop:‘Non mi fate arrabbiare’

Nella grande giostra della politica italiana, c’è sempre qualcuno che tenta il colpaccio all’ultimo giro. Stavolta l’idea geniale è stata infilare un emendamento notturno e astuto in un decreto fiscale per trasformare il due per mille volontario in una sorta di “abbonamento forzato” ai partiti politici. Risultato? Mattarella ha spento la musica e ha chiesto a tutti di scendere dalla giostra.

Il piano: una magia da prestigiatori fiscali

Attualmente, il due per mille ai partiti funziona così: se vuoi, spunti una casella nella dichiarazione dei redditi et voilà, una parte delle tue tasse va a sostenere la politica. Facile, volontario, quasi innocuo.

Ma siccome pochi mettono la crocetta (e quei pochi spesso lo fanno per errore), qualcuno ha avuto una brillante idea: togliamo la scelta!

• Con la proposta in esame, il due per mille diventerebbe uno 0,2 per mille, ma pescato direttamente da tutti i contribuenti Irpef, senza chiedere il permesso.

• Risultato: invece di 25 milioni raccolti da pochi generosi (o distratti), i partiti incasserebbero 42,3 milioni di euro, gentilmente offerti da 32,4 milioni di contribuenti. Praticamente una colletta forzata.

E non è finita: con questa riforma verrebbe anche eliminata la detrazione fiscale del 26% sulle donazioni spontanee ai partiti. Insomma, non donare sarebbe più conveniente che donare. Geniale, vero?

due per mille

Il “no” del Quirinale: “Ragazzi, non esageriamo”

Sergio Mattarella, noto per la sua pazienza infinita, questa volta ha deciso di lanciare un avvertimento serio: “Così non va, tornate sui libri”. Vediamo i motivi della sua bocciatura:

1. “Non è che potete fare tutto nel decreto fiscale”

Il decreto serve per cose urgenti, come tappare buchi di bilancio o finanziare i bonus improbabili di cui andiamo fieri. Metterci un emendamento sui finanziamenti ai partiti è come portare un pallone da calcio a una partita di scacchi.

2. “Una riforma, non un blitz notturno”

Cambiare le regole del gioco così, di soppiatto, è un po’ come rubare il telecomando durante una pubblicità. Un tema così delicato va discusso con calma, trasparenza e, possibilmente, alla luce del sole.

3. “Non toccate le tasche degli italiani senza avvisarli”

Trasformare un contributo volontario in una tassa mascherata? Non proprio la mossa più popolare, specialmente in un periodo in cui i contribuenti già tremano a ogni riga del 730.

due per mille

Ma perché tutto questo?

La risposta è semplice e impietosa: la politica costa più di quanto gli italiani siano disposti a pagare. I partiti hanno bisogno di fondi, ma le donazioni spontanee sono poche e insufficienti. Colpa della disaffezione verso la politica? Forse.

La soluzione, però, non è piaciuta: infilare il finanziamento pubblico dalla finestra, senza neanche chiedere il permesso, è sembrata una mossa un po’ troppo azzardata.

Mattarella: il “no” più elegante della Repubblica

Con il suo solito aplomb, Mattarella ha spento il fuoco sul nascere: “Così non si fa, e non insisterei troppo se fossi in voi”. Una frase che tradotta in linguaggio quotidiano suona come: “Non fatemi alzare dal divano”.

La mossa del Quirinale è stata accolta con un misto di sollievo e imbarazzo. Da un lato, i cittadini che temevano l’ennesima stangata fiscale possono tirare un sospiro di sollievo. Dall’altro, i politici devono tornare al tavolo, cercando un modo meno creativo per finanziare i loro partiti.

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Conclusione: chi paga il conto?

La morale della storia è chiara: la politica costa, ma farla pagare a tutti di nascosto non è il modo migliore per risolvere il problema. Ora tocca ai parlamentari decidere: continueranno con la strategia del blitz o troveranno il coraggio di discutere una riforma seria?

Nel frattempo, una cosa è certa: se le tasse sono già indigeste, un “due per mille obbligatorio” sarebbe stato come un caffè salato. Per fortuna, almeno stavolta, Mattarella ha messo un po’ di zucchero.

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