Benvenuti nel magico mondo della burocrazia italiana, dove, per ogni problema c’è sempre una soluzione… che poi diventa il problema successivo.
Oggi parliamo della Corte dei Conti e del suo eterno dilemma: “Perché una società pubblica ha bisogno di un intero Consiglio di Amministrazione (CdA) quando potrebbe bastare un amministratore unico?”
Prendiamo la S.A.C.A. S.p.A., la società che gestisce il servizio idrico nel Centro Abruzzo.
Loro hanno deciso: “Ci serve un CdA di tre membri! Un presidente e due consiglieri.” Perché? Beh, per garantire, a quanto pare, una “rappresentatività territoriale”.

Così ogni angolo del Centro Abruzzo ha il suo ambasciatore all’interno della sala riunioni di S.A.C.A. Insomma, chi può gestire meglio l’acqua abruzzese se non un team di tre?
Ma la Corte dei Conti non ci sta. “Ci sono specifiche ragioni di adeguatezza organizzativa per questo CdA?”, chiedono perplessi. Traduzione: “Siete sicuri di non stare solo aumentando le poltrone?”
Ah, e per non dimenticare il tocco italiano, il presidente del CdA, che è in pensione, lavora “aggratis”… più i rimborsi spese, ovviamente!
Perché uno ha bisogno di idratazione e snack se deve prendere decisioni fondamentali come “quale rubinetto aprire”.
Così, ogni volta che fa un viaggetto, arriva il rimborso chilometrico e un bonus per la cena, che si sa, nessuno può prendere decisioni importanti a stomaco vuoto.

La Corte dei Conti rimane scettica e si domanda: “Ma un amministratore unico non sarebbe più semplice ed economico?”
S.A.C.A., però, risponde fiera che il CdA è un esempio di sinergia territoriale… e se ogni comune vuole il proprio eroe nella gestione dell’acqua, chi siamo noi per giudicare?
In attesa di scoprire come finirà questa epica lotta tra “rappresentatività territoriale” e “riduzione dei costi”, non ci resta che rimanere idratati – la S.A.C.A. saprà sicuramente garantirci l’acqua… e forse anche uno spettacolo unico!
Se vuoi approfondire leggi la deliberazione 271/2024 emessa dalla Corte dei Conti dell’Abruzzo.